Oggi le aziende si dimostrano sempre più sensibili a temi sociali come diversità ed inclusione, con particolare attenzione alla disabilità. Questo perché si vive in una società in cui ogni giorno molte persone combattono per superare problematiche legate all’esclusione del diverso e lottano per ottenere diritti uguali per tutti. Caroline Casey, attivista irlandese che si impegna a promuovere i diritti e l’inclusione delle persone con disabilità, ha spiegato: “Se il business contribuisce all’esclusione, allora anche la società sentirà di poter escludere”.
Pubblicità inclusiva. Differenti sono i brand che hanno mosso i primi passi verso il cambiamento e hanno realizzato spot pubblicitari includendo persone con disabilità.
Patrick, il primo modello baby di Zara con sindrome di down che posa insieme al fratellino. Fonte: La Repubblica
Zara, a maggio 2019, ha scelto Patrick, figlio della chef spagnolaSamatha Vallejo Négera, come primo modello baby affetto da sindrome di Down, che ha posato per la nuova collezione insieme al fratellino. Le fotografie hanno rappresentato una forte sensibilità nei confronti del tema dell’inclusione e sono state un simbolo di cambiamento per il brand.
“Le etichette sono fatte per i vestiti, non per i bambini” è il claim che, nel 2018, River Island ha utilizzato per lanciare una campagna per celebrare la diversità: protagonisti dello spot tanti bambini, alcuni dei quali portatori di handicap.
Tuttavia, spot e campagne con persone affette da disabilità non sono l’unico e solo modo per raggiungere il grande cambiamento verso un mondo più inclusivo. In Italia, per esempio, a novembre 2018 Rai Pubblicità ha realizzato uno spot per Assocarni, pensato per essere accessibile a tutti: la pubblicità presenta infatti dei sottotitoli, la lingua italiana dei segni e contributi audio.
Le bambole Miniland con sindrome di Down
Oltre alle campagne pubblicitarie, le aziende hanno trovato il modo di rappresentare la disabilità nella società tramite la realizzazione di giocattoli che richiamano la diversità.
In particolare, Miniland, azienda di un piccolo paese spagnolo di soli 7500 abitanti, ha lanciato una linea di bambole con sindrome di Down, pensate per una inclusività a 360°. Esse infatti non presentano solamente tratti somatici simili a quelli dei bambini affetti da trisomia 21, ma possono avere differenti forme degli occhi e diversi colori di pelle, al fine di valorizzarne anche le etnie.
Bambole Miniland con sindrome di Down e caratteristiche etniche differenti. Fonte: Upsocl
Inoltre, nella scheda descrittiva del prodotto presente sul sito del brand, viene evidenziato lo scopo di queste bambole:
“Promuoverel’aumento della consapevolezza, da parte dei bambini, della diversità e dell’inclusione, attraverso la promozione di valori come l’uguaglianza, l’integrazione e l’accettazione”.
Nell’ottobre del 2020 le bambole Miniland con sindrome di Down hanno ottenuto il premio di giocattolo dell’anno.
Il nuovo trend
Negli ultimi anni anche altri brand hanno aderito a questa iniziativa, come Barbie con: “Barbie sulla sedia a rotelle”, “Barbie Bebe Vio” o “Barbie Ungendered”.
La nuova tendenza dei brand di giocattoli rispecchia, dunque, l’idea che nessun bambino debba sentirsi escluso: ognuno di loro merita di vedersi simile a qualcun altro, anche se si tratta di un giocattolo, un film o una pubblicità.
Questi giocattoli inclusivi sono per tutti i bambini. L’obiettivo è infatti quello di normalizzare il diverso fin da quando si è piccoli, insegnando ai bambini a convivere con la diversità e trasmettendo valori come l’inclusione e l’accettazione di differenti tipi di bellezza.